I confidi in Italia

I consorzi fidi, detti comunemente confidi, sono delle istituzioni finanziarie che hanno il compito di affiancare e supportare le piccole e medie imprese (PMI) nell’accesso al credito bancario attraverso l’erogazione di alcuni servizi quali la concessione di garanzie, la valutazione del merito di credito, l’affiancamento nello svolgimento delle pratiche burocratiche e la consulenza.

In Italia il sistema dei confidi fa riferimento principalmente alle associazioni di categoria, una minoranza, invece, fa capo ad enti pubblici come le Camere di commercio o le Regioni.

Sono 7 le federazioni di consorzi di garanzia a cui ogni confidi fa riferimento: Fincredit (API), Fedart (Associazioni artigiane), Federascomfidi (Confcommercio), Federconfidi (Confindustria), Federfidi (Confesercenti), Legacoop, SGFA-Coldiretti e altre minori.

Tutte le federazioni sono a loro volta associate all’Assoconfidi, un’associazione intersettoriale a carattere nazionale,  comprendente tutti i confidi operanti sul territorio italiano, che si interfaccia con la Banca d’Italia e li rappresenta presso l’Associazione europea della garanzia – Aecm.

Frequentemente, i confidi si costituiscono in consorzio o cooperativa: i clienti devono quindi associarsi per avere accesso ai servizi e pagare una commissione e un contributo a fondo rischi.

La funzione dei confidi è quella di permettere l’accesso al credito anche a quei soggetti considerati troppo rischiosi dalle banche. L’azione intermediaria operata dai confidi, è essenziale nel rapporto fra banche e PMI o Start up: infatti, a causa delle piccole dimensioni o della recente costituzione, queste imprese hanno ridotte esigenze di finanziamento e spesso non sono in possesso di una adeguata documentazione ai fini della valutazione del loro merito di credito.

In questi casi di solito le banche possono non concedere il credito oppure concederlo senza effettuare una valutazione del merito creditizio assumendosi un rischio molto alto.  Il confidi interviene offrendo alla PMI una garanzia personale, permettendo alla banca di realizzare il profitto minimizzando i costi (ad esempio senza sostenere gli oneri per l’istruttoria istruttoria), senza però doversi fare carico del relativo rischio.

A differenza degli altri paesi europei, il sistema dei confidi italiano nasce molto rapidamente e da una spinta dal basso. Infatti, i primi confidi si sono formati nel 1957 come reazione spontanea e solidale dei piccoli imprenditori o delle associazioni di categoria in ambito artigiano, con poco potere contrattuale nei confronti dei grandi istituti di credito. Fin da subito, hanno scelto di costituire cooperative e consorzi, per condividere risorse ed esperienze risultando più forti di fronte al sistema bancario. In Italia vi sono molte condizioni per le quali il sistema delle garanzie assume un peso consistente sull’economia nazionale: l’elevata densità di piccole e medie imprese, l’abbondante offerta di prestiti e la scarsa offerta di capitale a rischio, un diffuso sistema associativo imprenditoriale e un sistema istituzionale incline alle politiche economiche attive.

Altre peculiarità tutte italiane, rendono il sistema meno efficiente rispetto ad altri in ambito europeo: l’eccessiva frammentazione e la mancanza di regolamentazione rappresentano i principali problemi del mercato delle garanzie.

Il numero dei confidi conteggiato in Italia nel 2010 è davvero elevato: 557 operanti sul territorio nazionale di cui 23 situati in Piemonte. Per fare un confronto che renda l’idea, La Germania ne possiede 20, mentre la Francia solo 3.

Purtroppo, l’alto numero di confidi determina molti ostacoli all’efficienza delle garanzie, perché tra le altre cose, diminuisce la capacità di gestione del rischio e causa la standardizzazione dei rapporti con le banche. Inoltre l’assenza della vigilanza da parte della banca centrale (molti confidi sono intermediari non bancari, quindi non sottoposti a vigilanza) e di un quadro regolamentare unitario determina un aumento di rischio interno al sistema e la difficile attuazione di politiche di sostegno da parte del settore pubblico.

Fortunatamente, negli ultimi anni si sta attivando un processo di razionalizzazione. Tra il 2007 e il 2010 il numero dei confidi è diminuito da 696 unità a 557. La ragione è da ricercarsi nell’evoluzione del quadro normativo di riferimento: la sua definizione iniziata nel 2003 con l’emanazione della Legge Quadro sui Confidi è giunta a completamento con l’entrata in vigore, nel 2007, della Normativa Secondaria sui Confidi di Banca d’Italia, modificata, da ultimo, nel 2009. Proprio nel 2003 si è dato inizio ad un’ondata di fusioni ed aggregazioni fra confidi che ha portato non solo alla diminuzione del numero complessivo dei confidi, ma anche alla nascita dei player di mercato.

Gli attori principali sono confidi di maggiore dimensione, più strutturati dal punto di vista organizzativo che hanno una soglia di attività finanziaria superiore ai 75 milioni di euro. In Italia nel 2009 erano solo 55. Gli attori minori, invece, costituiscono la maggioranza e possiedono un volume di attività finanziaria inferiore ai 75 milioni di euro. Nel 2009 erano 534 unità.

In generale si suddividono in confidi di primo grado e secondo grado. I primi sono i confidi tradizionali, che svolgono l’attività di concessione di garanzie ai soggetti finanziati dagli istituti di credito. Quelli di secondo grado hanno un ruolo di rassicuratori; forniscono garanzie a favore di altri confidi che hanno a loro volta rilasciato garanzie su finanziamenti ai propri soci.

In Piemonte, solo un confidi svolge attività di secondo grado, l’Artigiancredit Piemonte, facente capo al settore dell’artigianato. Il resto svolge attività di primo grado: tra questi troviamo l’Eurofidi, l’Unionfidi, la Fidindustria Biella e il Confartigianato Fidi Piemonte.

Anche nella nostra regione, come nel resto d’Italia, il trend è decrescente. Anzi, possiamo segnalare che il processo di razionalizzazione è iniziato con largo anticipo rispetto ad altre regioni italiane.

Commenti

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *