Equitalia: al centro del mirino in tutta la penisola

Nel corso del 2011, in tutta Italia sono state diverse le manifestazioni di protesta contro Equitalia.

A Verona, esponenti di Forza Nuova hanno appeso ai ponti sull’Adige manichini impiccati, mentre a Crotone hanno apposto simbolicamente, davanti alla sede locale dell’ente di riscossione, dei sigilli con il nastro bianco e rosso e un cartello su cui c’era scritto “chiuso per istigazione al suicidio”. A Roma, il Sindacato Nazionale Antiusura, Assotutela e il libero associazionismo antivessazioni, hanno organizzato una mobilitazione contro l’agenzia di riscossione e contro l’usura bancaria.

Si arriva alle notizie di pochi giorni fa, della ricezione nella sede torinese di Equitalia dell’ennesima busta sospetta, contente polvere grigiastra identificata dai Vigili del Fuoco come polvere pirica, che non poteva esplodere perché priva di innesto. Era già successo a Cosenza, a Genova e in altre città italiane.

Ma cos’è Equitalia? Perché è al centro di proteste di piazza e di intimidazioni anonime?

E’ una società per azioni, a totale capitale pubblico (51% in mano all’Agenzia delle entrate e 49% all’Inps), incaricata dell’esercizio dell’attività di riscossione nazionale dei tributi e contributi.

Prima dell’entrata in vigore della legge n. 248 del 2 dicembre 2005, il servizio nazionale della riscossione tributi era affidato in concessione a privati (prevalentemente banche). Successivamente, è tornato in mano pubblica con la costituzione di Riscossione S.p.A., che nel 2007 ha cambiato nome in Equitalia S.p.A.

Attualmente i compensi ricevuti da Equitalia per l’esercizio della propria attività pubblica, incidono molto sul totale delle somme che i contribuenti devono pagare: nello specifico, nella cartella esattoriale vengono inseriti diversi benefici a favore dell’agenzia di riscossione tra i quali il diritto all’aggio 9% fisso, una percentuale sull’interesse di mora, il diritto alle spese di esecuzione e di notifica e il diritto al rimborso delle quote inesigibili.

La manovra “salva Italia”, diventata legge nel dicembre 2011 apporta delle migliorie al sistema di riscossione Equitalia, stabilendo la cancellazione dell’aggio fisso al 9%. Il rimborso dei costi fissi, di cui gli agenti della riscossione hanno diritto, saranno determinati da un decreto del Ministero del Tesoro e dovranno essere sensibilmente inferiori rispetto a quelli odierni.

Nel caso in cui il contribuente non riesca a far fronte al pagamento, rischia di subire gravi procedure esecutive (sequestro mezzo di produzione, ipoteche sugli immobili, ganasce fiscali sugli automezzi con i quali si lavora o ci si muove abitualmente, pignoramenti verso terzi, ecc.) che spesso ostacolano lo svolgimento dell’attività produttiva, peggiorando la situazione.

Dopo un susseguirsi di ricorsi, con sentenza del febbraio 2010 la Cassazione ha stabilito l’illegittimità delle ipoteche iscritte sui beni immobili se il debito reclamato e’ inferiore agli 8.000 euro e se non se ne da’ preavviso al contribuente. Successivamente, l’ultima manovra finanziaria ha alzato la cifra a 20.000 euro, al di sotto della quale non è concessa l’iscrizione di ipoteca.

La lentezza amministrativa del sistema Equitalia, da più parti denunciata, fa si che aumentino gli interessi sul debito e che spesso non venga prontamente notificata l’iscrizione delle ipoteche cosicché il debitore, venendone a conoscenza molto tempo dopo è impossibilitato a ricorrere per vie legali.

Inoltre, troppo spesso l’ente di riscossione, ricorre al pignoramento di beni immobili e immobili con estrema facilità, a fronte di cifre debitorie modeste.

Da tutte le parti politiche è arrivata la richiesta di riforma del sistema di riscossione Equitalia e proprio nei giorni scorsi il Senato ha approvato un pacchetto di mozioni che impegnano il governo ad intervenire sulla struttura di Equitalia e sul modo con cui l’ente di riscossione opera nella rincorsa ai debitori morosi.

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