L’usura, il BOT delle mafie. Fotografia di un paese strozzato.

E’ stato presentato il 30 ottobre a Roma, il nuovo dossier di Libera “L’usura, il BOT delle mafie. Fotografia di un paese strozzato”, titolo ripreso da una dichiarazione del PM Luberto all’indomani dell’operazione STAR PRICE 2, nella quale, secondo l’accusa diverse somme di denaro frutto dei proventi dell’usura venivano utilizzate per il finanziamento di alcune attività commerciali.
Un dossier articolato che ripercorre le storie di usura di secondo grado, quella praticata dalle organizzazioni criminali di stampo mafioso, emerse da diverse inchieste e dalle Relazioni Antimafia degli ultimi 2 anni.
Da nord a sud, più di 54 clan mafiosi impongono tassi annui esorbitanti che variano da regione a regione, strozzando aziende e attività commerciali redditizie che, in tempo di crisi e di ristretta del credito, hanno necessità urgente di denaro per non perdere fornitori e dipendenti rischiando di esser tagliati fuori dal mercato.
Diverse modalità in tutta la penisola per arrivare allo stesso risultato: la penetrazione in territori vergini dal punto di vista dell’infiltrazione mafiosa, per appropriarsi di imprese pulite trasformandole in vere e proprie lavatrici di denaro sporco.
Succede in Veneto, dove un’emanazione del “clan dei casalesi” creando una vera e propria attività di intermediazione finanziaria e di riscossione crediti, ha asservito ad usura più di 50 imprenditori del nord – est Italia.
Diverso il caso della Puglia, dove il clan Parisi, attivo principalmente su Bari, reclutava commercianti e imprenditori dediti al gioco d’azzardo, offrendogli pacchetti viaggio all inclusive completamente gratuiti verso i Casinò dall’altra parte dell’Adriatico. L’unica clausola era l’obbligo di acquisto di fiches per 5 mila euro, facendo guadagnare al clan 200 euro per ogni giocatore inviato, oltre al 10% delle perdite da gioco.
Attraverso una vera e propria strategia di “delocalizzazione”, i gruppi criminali descritti nel dossier di Libera, operano in territori diversi da quelli di origine, esportando tattiche criminali e intimidazione provocando omertà tra le vittime che, con sempre meno frequenza, decidono di sporgere denuncia.
Analizzando le inchieste sull’usura mafiosa si è arrivati a stilare una sorta di “galateo” degli usurai i quali, inizialmente instaurando un rapporto di fiducia con le loro vittime, lo trasformano successivamente in dipendenza psicologica (oltre che economica), arrivando a compiere violenze fisiche, ritorsioni sui famigliari fino alle minacce di morte.
Anche il Piemonte non è immune al fenomeno; pur non essendo in possesso di dati riguardanti l’usura gestita dai clan, secondo quanto illustrato nell’ambito del convegno “Come aiutare le famiglie nella tempesta economica perfetta?”, tenutosi a Palazzo Lascaris il 25 ottobre, le vittime di usura stimate in Piemonte sono circa 6 mila, per un giro d’affari che si aggira intorno ai 700 milioni di euro l’anno.
Durante la conferenza stampa per il nuovo dossier di Libera, è stata presentata ufficialmente la Fondazione Antiusura Nazionale “INTERESSE UOMO” che, nel 2013, inizierà ad operare attraverso gli sportelli SOS GIUSTIZIA.

Il Dossier è scaricabile all’indirizzo http://www.libera.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/7270 oppure nella sezione “Studi e ricerche” dell’Osservatorio sull’usura di Libera Piemonte.

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